Chiesa S. Nicola
Tutti i giorni:
9:00 – 12:00
Importanza Storica
Livello di sforzo fisico durante la visita
Livello di affollamento (possibilità di incontrare altre persone)
Nel XIII secolo, proprio nella bellissima Valle dei Templi, monaci cistercensi costruirono la Chiesa di San Nicola annessa ad un convento. Piccole sculture in marmo, presenti nella facciata, raffigurano i santi Giorgio, Pietro e Paolo e le due poderose ante sorreggono una cornice in forte risalto. La chiesa è in stile rustico e presenta un portone di legno del XVI secolo realizzato dall’artista Angelo Di Blundo. L’interno, che quasi sembra incompleto per le poche rifiniture, è ad una navata e da un senso di grande armonia, ben proporzionato. La volta ogivale è sostenuta da grandi costoloni, mentre imponenti arcate sostengono il massiccio cornicione. A destra, troviamo quattro Cappelle: proseguendo dalla prima troviamo una statua di marmo rappresentante la Madonna con Bambino (ritenuta opera di Gagini), l’altare del Sacramento e il Signore ligneo, detto “Signore della nave”, il sarcovago di Fedra e sul retro vi è il Coro dei cistercensi con l’attiguo chiostro, da dove si può vedere l’abside di forma quadrangolare, con fregio dipinto su una trabeazione.
Il sarcofago di fedra
Si narra che il sarcofago fu trovato sotto terra in una cameretta sepolcrale, in un fondo rustico facente parte del feudo Inficherna, in possesso di un canonico agrigentino che lo donò alla Cattedrale. Nel 1962, esso venne collocato nel Museo Diocesano e infine, dal 1966, nella Chiesa di San Nicola. Fu l’agrigentino Vincenzo Gaglio ad interpretare il famoso monumento: l’opera rappresenta la favola di Fedra e di Ippolito. In un lato lungo d’occidente troviamo Ippolito che si prepara alla caccia con cavalli e cani e respinge le preghiere della nutrice di Fedra che gli svela il messaggio di amore della giovane. Nel lato corto a Sud, Fedra è svenuta che, circondata dalle ancelle e abbandonata su uno sgabello, volge lo sguardo alla nutrice. Nell’altro lato lungo si raffigura una scena di caccia al cinghiale. Nel quarto lato vediamo rappresentata la fine di Ippolito, rovesciato e pendente dalla sua quadriga, dopo che i cavalli, atterriti alla vista di un mostro marino, si sono imbizzarriti.